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COME SONO DENTRO

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R I S U S C I T A M I

Maestro, ho tanto bisogno di un miracolo

trasforma la mia vita e tutto in me

da tempo non vedo più la luce

hanno spento già la mia gioia di vivere

umiliato la mia speranza,

vedo i miei sogni cancellati tristemente

lacrime di solitudine bagnare i miei occhi.

Maestro, non ho altro che io possa fare

solo tu hai tutto il potere,

sono seppellito come Lazzaro in questo sepolcro di disperazione

c’è un macigno che Satana ha messo davanti.

Maestro, chiama il mio nome ti prego

ascolterò con fede inginocchiato la tua voce

rimuovi la pietra delle mie paure e chiamami ad uscire

fai rivivere i miei sogni: liberami!

Sospinto dalla fede che c’è in te

sicuro d’una vittoria che tu solo dai

risuscitami.

 

 

ALBA

Alba!

tu stai sorgendo,

silenziosa brezza nell’aria,

leggiadre ali intorno.

Alba!

tu stai spargendo

il tuo colore

sul mare

addormentato.

La tua pace

mi sta

cambiando.

La mia anima,

svegliandosi,

si sta aprendo all’amore

verso l’infinito.

Io sento

che sto per nascere

sì,

lo sento,

io sto nascendo.

 

IN SILENZIO

Io e te,

mano nella mano,

camminiamo verso il sole

guardandoci in silenzio.

Le nostre orme sono raggi di luce,

nel loro chiarore, riflesso,

osservo il tuo viso dolcissimo

che m’incanta, in silenzio.

Siamo solo noi due,

creati l’uno per l’altra,

rapiti da questo sole immenso.

Un amore senza fine grande più di noi

ci trascina via lontano

e tu esisti ormai dentro di me

ti sento in ogni parte del corpo,

tu sei l’aria che sto respirando,

sei la mia stella che brilla nel cielo.

Vicinissimi, avvolti dal calore,

noi ci amiamo sfiorandoci in silenzio.

Siamo in viaggio da qui all’eternità,

eroi di un sogno in questo breve vivere,

non svegliamoci mai,

ed ora, in quest’istante magico,

tu ed io siamo un solo essere,

non so più dove finisci tu e comincio io,

dove si dilegua il sogno e appare la realtà,

ora tutto acquista un senso

e finalmente scopriamo insieme

che c’è qualcosa di noi,

un motivo per vivere.

Non siamo più soli,

finché mi starai vicina, saprai tutto di me,

avrai il meglio di me stesso

e tu con me sarai sincera.

Stringimi la mano più forte,

sei l’unico scudo tra me e il mondo,

ho bisogno di te per non morire.

 

PRIMO AMORE

Un’ondata improvvisa di luminosi ricordi

sommerge per un attimo i duri scogli della mia realtà

e la schiuma che ritorna al mare,

lascia un immenso prato verde

ricamato morbidamente dalle esili mani della primavera

e in quel giardino, d’incanto,

sbocciarono fiori di mille colori e ali dorate di farfalle,

lì v’era un bimbo che inseguiva felice il volo d’un aquilone

ed una bambina

che sfogliava dolcemente i petali d’una margherita.

Era bello correre insieme a lei, mano nella mano,

tra le spighe di grano più alte di noi

e l’azzurro del cielo che sembrava così vicino, non finire mai,

saltellare a gara con i cerbiatti,

e seduti in riva al ruscello,

gettare ramoscelli sull’acqua per vederli galleggiare dolcemente

e all’imbrunire, sudati e sporchi di terra,

scappare sul colle più alto

ed osservare il volo libero di stormi di gabbiani su oceani limpidi,

aspettare in silenzio l’arrivo dell’arcobaleno con i suoi mille colori

e lì: “Io ti voglio bene anche se non so baciare” le dissi

col cuore che batteva forte come un uragano,

lei sorrise, mi baciò la guancia

e sbocciava così il mio primo amore

mentre una cicogna volteggiava in festa per me.

Ed ora, proprio in quest’istante mentre ti bacio amore mio,

io rivivo l’emozione d’allora,

la stessa gioia ti giuro, lo stesso candore

e quanti ricordi ancora vorrei rivivere con te,

non più da bambino, ma da uomo ormai,

quante piccole emozioni nascoste in fondo al mio cuore

vorrei regalarti!

quanti segreti avrei da svelarti!

Ma tu … tu non capiresti mai

perché non so capirmi neanch’io

e non so come mai stai con un ragazzo come me

che ha ancora quei prati vergini nell’anima,

che resta sempre solo anche se tu sei qui vicino a me

pronta ad amarmi: che buffo!

Ti prego non dirmi che sono un bambino

anche se non so far l’amore,

anche se il mio mondo è ingenuo.

Tu mi sorridi e sfiorandomi la mano, mi dici:

“Non esiste al mondo ragazzo migliore di te”.

Amore mio,

io ti amo per non sentirmi solo,

per sorridere e volar via,

per vincere la paura che c’è in me,

per fermare la mia giovinezza che va via.

Amore mio,

è così naturale essere felici,

come mai la gente non lo sa,

non mi crede!

 

DOLCISSIMA STELLINA

Dolcissima Stellina,

timida come un pallido sole dietro le nuvole,

tenera come un piccolo usignolo addormentato sul nido,

dal sorriso luminoso e fresco come stilla di rugiada

tu sei per me il sogno d’una notte incantata,

l’effimera illusione d’un amore irrealizzabile.

Sei in questo mio vivere terribilmente oscuro

come una luce fioca

che da lontano cresce… cresce… fino ad abbagliarmi l’anima

col tuo modo di muoverti sublime come ali di cigno

e la tua voce melodiosa come cori di augelli.

Lacrime lucenti di gioia

brillano adesso nei miei occhi.

In un attimo tu hai riempito di bello il mio cuore,

dipinto di sogno la realtà

ed io non vorrei mai più svegliarmi da questo momento magico.

Sembra quasi d’averti già conosciuta tanto tempo fa

in qualche sogno lontano chissà dove

e se guardo attentamente nel fondo dei tuoi occhi,

scopro in essi l’infinito vibrare

e tu ed io uniti che voliamo via sempre più su senza limiti,

dileguandoci come due gabbiani liberi verso l’orizzonte.

Restano ammutolite nel mio silenzio magico

mille parole, mille sensazioni

che sento ma non riesco ad esprimerti,

non so come spiegartelo

ma avverto dentro, qualcosa d’indefinibile, mai provata prima,

meravigliosamente reale al tempo stesso:

un bene prezioso e profondo sommerso in me stesso

come il rosso corallo negli abissi del mare.

Da una vita sono in cerca di te

ma tu sei più di quanto aspettassi.

Dolcissima Stellina

Abbi cura di te, ti auguro di non cambiare,

resta quel germoglio che sei adesso.

Non gettare al vento il fiore della tua giovinezza,

non smarrire col tempo la purezza dei tuoi sguardi,

l’armonia d’ogni tuo gesto

perché solo tu riesci a sorridermi con gli occhi,

hai in te qualcosa in più che appartiene solo agli angeli:

che ne sarà mai del tuo viso innocente e pulito

quando, domani, cadranno le lacrime degli anni?

e quel giorno, ora tanto lontano, ti ricorderai di me?

Addio mia dolcissima Stellina!

avrei voluto darti molto di più

tornando adolescente insieme con te nel tuo mondo

ma sono dai tuoi anni

ormai disperatamente lontano.

Ti lascio in questa poesia

il mio ricordo di ragazzo solo come te

ed ogni volta che la leggerai, d’incanto,

non esisteranno più barriere né distanze tra noi due,

io, di colpo, rinascerò in te

e tu, specchiata nella mia anima,

sarai qui vicino a me.

 

BELLA MESSINA

Come chiave d’oro che apre al paradiso,

Messina spalanca la porta alla Sicilia perla incantevole.

Bella Messina,

che si lascia corteggiare da due mari,

contemplata dall’alto dalle sue montagne,

sempre spettinata dal vento,

bagnata dal mare ed asciugata dal sole,

Messina presa per mano dalla Madonna.

Bella Messina

quando dondola dolcemente le navi del suo porto,

quando incoraggia e protegge il sudato lavoro dei suoi pescatori,

quando saluta piangendo ma aspetta con ansia

il ritorno d’un suo figliuolo che s’allontana senza lavoro,

quando, nelle sue ville, accompagna il lento andare d’un vecchio,

guarda commossa gl’innamorati delle sue panchine,

gioca trasformata in bambina con i suoi piccoli.

Bella Messina

quando si tinge di giallorosso dietro la sua squadra,

quando si pavoneggia per accogliere i forestieri,

quando, tutta parata, si trucca con i colori della vara

ed il mito dei Giganti,

divertente e scapestrata come il suo dialetto.

Messina lunga donna dagli esili fianchi

con gli occhi blu come il suo mare

ed i capelli d’oro come il sole delle sue spiagge,

baciata sulla superficie del mare da mille gabbiani,

che col suo stretto maliziosamente s’avvicina

senza lasciarsi toccare,

Messina che all’alba apre gli occhi sul mare

e di notte s’addormenta sotto un lenzuolo di mille luci.

Messina solare dalle ali libere verso l’orizzonte

con gli occhi luminosi mai annebbiati,

sposa d’un clima ch’è armonia in ogni stagione,

Messina che con frutti e fiori profuma di primavera.

Bella Messina

defunta ma risorta dopo il 1908,

Messina che vuole andare avanti,

che non vuol morire più,

vestita ormai di abiti sempre più moderni.

Bella la mia Messina

è la mia terra, la mia città,

qui sto bene, sono felice.

Ogni sua strada, ogni sua via

è casa mia, il mio giardino.

In lei sono nato

ed in lei voglio morire.

 

TU BAMBINA

Tu bambina, tu semplicità,

tu gioia e serenità, tu l’infinita innocenza.

Tu che vivi felice i giorni della tua giovinezza,

tu che ti affacci con paura alla tua adolescenza.

Dai tuoi occhi traspare ancora

la magia di un mondo che sa di fantasia

e chissà se il tuo piccolo cuoricino

riuscirà ad esprimere ciò che sente dentro.

È sbocciato adesso un amore

e forse stai provando qualcosa che non hai mai provato prima,

sarà per te il primo dolore

ma sarà dolce lo stesso come il succo d’una caramella,

e le prime lacrime

avranno ancora lo splendore della tua innocenza.

I tuoi pensieri sono di amori fugaci,

i tuoi giochi tenere primavere

e tu ora dondoli spensierata nell’altalena dei tuoi desideri

come quando stringevi la tua bambola

che hai perso ormai.

Dipingerai di sogno i tuoi giorni,

colorerai d’arcobaleno persino i tuoi disegni

e li annoterai dolcemente nel tuo caro diario.

Vorrei regalarti una vetrina e riempirla dei tuoi sentimenti

così chiunque, sostando lì,

scoprirebbe la ricchezza che hai dentro.

Crescerai in fretta e non mi vedrai più con gli occhi di bambina

so che ti perderò per sempre.

Mille ed infinite parole non bastano a descriverti,

mille ed infinite poesie

non potranno farti capire quanto sei importante

ma quello che provi dentro non crescerà mai,

servirà a farmi rivivere ricordi di adolescenze perdute.

Con te bambina

correremo insieme e voleremo via lontano

verso nuovi orizzonti,

lì, resteremo per sempre

anche se dovrò dirti mille ed infinite volte: “Tu bambina”.

 

 

 

LA FINE DELLA CICOGNA

 

Un serpente velenoso

s’insinua vischioso nel mio giardino d’infanzia,

due mani sporche di fango,

maliziosamente,

rubano al mio impubere corpo l’innocenza.

Sui miei occhi appena aperti

calano inesorabili ombre senza più luce.

I sorrisi ingenui delle fate

divengono tentacoli della paura.

Muore sbocciando quel fiore reciso

che non crescerà più.

Mi hanno ucciso la cicogna

e con lei anche Gesù Bambino.

 

NOSTALGIA

Le inquietudini del mio primo bacio

e poi le affascinanti scoperte intime,

i primi turbamenti,

quei peccati d’una età che non torna più,

scomparsa per sempre.

E tu sorellina timida timida

ed io fratellino impacciato e buffo,

tra sguardi e silenzi ci spiavamo dentro l’anima,

imparavamo ad amare.

Cerco invano di ricreare quegl’innocenti momenti intensi,

provo con la fantasia a tornare bambino

insieme con te nella poesia di quel nostro magico mondo,

mi ritrovo il fantasma d’un uomo

già inesorabilmente invecchiato.

Quelle due giovani creature

ora son come cristalli di ghiaccio d’un viso d’inverno.

Quell’antica primavera

è ormai neve e gelo.

 

 

RICORDO D’UNA RAGAZZA SCOMPARSA

 

Le serate passate sulla nostra scogliera,

il bacio lì, in riva al mare

col tramonto che ascoltava le nostre anime

mentre il mare suonava la nostra canzone.

Tanti ricordi, tanti momenti felici,

tanto amore.

È questo che vorrei gridare in silenzio

ma a che serve ora che non ci sei più?

La tua vita è stata troppo breve

come il nostro amore.

Forse il tuo compito

era farmi provare un sentimento nuovo per me: l’amore

per poi scomparire come un angelo.

Sei salita al cielo

ed ogni notte, piangendo,

cerco di vederti tra le stelle.

Addio per sempre!

 

 

SPERANZA

 

Nel buio della mia solitaria esistenza,

proprio sul punto di smarrirmi,

vorrei improvvisamente incrociare la luce dell’amore,

tra mille volti riconoscere il tuo soltanto,

e come un bambino,

di colpo,

scoppiare a piangere di gioia.

 

 

 

VIAGGIO NELL’ANIMO MIO

 

Muta di parole e sguardi,

la mia mente vaga lontano in penombra

dove il pensiero non ha confini

e tutto può sembrare reale.

Così, col bisogno del ricordo e del pianto,

penso al mio passato e alla sua perduta giovinezza,

al mio presente fatto di tempo fuggente,

al mio futuro sconosciuto ed incerto nelle sue mille paure.

Quanta dolcezza nel guardarsi dentro e perdersi in sé stessi!

Quali emozioni

nel vagare libero tra solitudini e silenzi profondissimi!

Mi scuoto

e lentamente mi desto da un viaggio

nel profondo della mia anima,

del mio essere così fragile, così indifeso

rispetto alla grandiosità della mia vita.

 

 

 

 

VOLO

Ho aperto i miei occhi, liberato la mia mente

sfidando tutti i miei limiti,

ho lasciato alle spalle gabbie, catene,

labirinti, muri insormontabili,

e quell’uomo morto ch’ero ieri

e che oggi non riconosco più,

fino a ridere della mia disperazione del passato,

persino la morte sembra inchinarsi

alla mia nuova voglia di vivere.

Dentro di me

l’oscurità s’è trasformata in un riverbero di luce,

nell’anima esplode

l’incredibile forza dell’amore verso la vita.

Vedo nuovi orizzonti

distendersi davanti ai miei occhi.

Intorno a me

spazi infiniti m’invitano a raggiungerli.

Tutto è ancora da scoprire

e mi sta aspettando,

e con l’entusiasmo di un bambino,

m’accorgo per la prima volta,

quanto sia meraviglioso vivere.

Non ho più paura ormai.

Solo,

con il vento in faccia,

apro le mie ali

e mai più mi fermerò.

Finalmente adesso volo.

 

 

RICORDI

Si dirada come per incanto

la nebbia che mi avvolge

e s’apre d’improvviso il cielo

col suo manto azzurro,

torno a ritroso nel tempo in seno ai miei ricordi

come alghe marine che succhiano caute mammelle di roccia.

Mi vedo a otto anni

quando avevo un’amica soltanto

che volevo bene come sorella.

Ricordo ancora come fosse ieri

i suoi capelli neri a boccoli

che le coprivano quell’esili spalle

come schiuma del mare accarezza gli scogli.

Era una bambina orfana

e la sera, quando andava a dormire,

si addormentava con due pupazzi vicino:

un orsacchiotto grande suo padre, una Barbie la madre,

aveva un segreto, teneva quei pupazzi sotto il cuscino.

Mi chiedeva spesso:

“Come mai le tue poesie son tristi e tu non ridi mai?”

non sapevo mai risponderle.

Da grande sognavo già di sposarla,

le dedicavo poesie e come per magia il suo caro viso spariva

ed io mi vedevo in un teatro affollato

con tanta gente in piedi ad applaudirmi.

A quindici anni

evitavo i compagni, i giochi e le feste

e restavo da solo per ore

ad osservare la distesa infinita del mare,

una voce dentro mi ripeteva sempre:

“I sogni non muoiono mai”.

Cercavo la libertà,

mi chiedevo se nell’universo esistesse qualcuno simile a me,

immaginavo di volare via per scoprire il mondo

senza ritorno, senza fermarmi

come un’onda senza mai una spiaggia

ed i miei occhi ragazzini curiosi e attenti,

si perdevano in lontananza,

laggiù dove si disperdeva il mare oltre l’orizzonte.

Son diventato uomo troppo in fretta

e non riesco più a sognare.

Cerco ancora l’arcobaleno d’allora,

trovo le inquietudini di adesso.

La speranzosa attesa d’un tempo,

le antiche illusioni,

come oggetto prezioso caduto per terra

e frantumato in mille pezzi,

sono morte e crollate inesorabilmente

nell’amara consapevolezza del nulla che mi circonda.

Ma perché bisogna dire addio

sempre alle cose più belle?

alle delizie che promette ma non concede la vita?

Rassegnati animo mio,

le tue domande non conosceranno mai risposte!

 

 

 

IL TRENO DELLA VITA

E il treno corre,

corre lontano sui binari della vita,

lungo la strada del mio dolore.

Va via velocemente

proprio come i miei anni,

il mio tempo che scorre.

Dai vetri del finestrino il quadro cambia sempre

vedo montagne invalicabili di paure,

pianure non più verdi di speranze invecchiate,

laghi salati di pianto amaro.

Vedo fiumi, violente cascate trascinare via tutto quanto,

mari in tempesta come i miei pensieri irrequieti.

Vedo gallerie coprire il sole come i miei momenti bui,

prigioni di tanti limiti ed arrese,

miraggi di felicità nei deserti della mia esistenza,

il cielo dove non ho mai volato,

lontane isole esplorate solo nei sogni,

nebbia lontana e foschie senza amore, senza fortuna

e poi

file di alberi e nuvole passare come un susseguirsi di emozioni,

paesi e città fuggire malinconicamente come i ricordi più belli,

prati verdi dove correvo sull’erba da bambino,

rivedo mia madre aspettarmi a braccia aperte,

odo nel vento la sua voce che mi chiama.

Il treno corre

la sua corsa senza fine

senza ritorno, senza fermate

ed io via con lui

m’allontano sempre più senza sapere dove andrò,

certo di perdermi solo

come un vagabondo senza famiglia.

Addio casa mia d’infanzia!

Addio amici della mia adolescenza!

Addio giovinezza perduta per sempre!

Quanta struggente nostalgia mi avete lasciato!

Com’è triste non poter tornare indietro!

Ma perché la vita è una corsa continua?

Perché la fine di un viaggio non c’è mai?

Mi fermerò soltanto

quando giungerà l’autunno con la sua folata gelida,

come foglia ormai ingiallita,

sarò strappata dal mio albero,

trascinata nel vento.

 

 

 

 

LA FRASE PIÙ BELLA

“Se per gli altri ormai sei grande

per me resterai sempre il mio bambino”.

È la frase più bella che mi hai detto

e che da sempre avrei voluto sentire.

È un pensiero profondissimo,

a tal punto che neanche tu puoi capire quanto.

Forse è Dio che ti ha ispirato

per rendermi felice.

Tu mi hai gettato in mare un’àncora di salvezza

dove io mi aggrappo con tutte le mie forze per non annegare

e trovo le mie poesie, il tuo amore per me.

Nessuno malgrado i propri sforzi

è mai riuscito a cogliere la mia ricchezza interiore,

la mia sensibilità profondissima, la mia particolarità,

il mio disperato bisogno d’amore.

È solo riuscito a intravedere

come sono dentro

ma in lontananza

senza mai percepirmi a fondo.

In questo mondo dell’immagine

l’apparire conta più dell’essere

anche perché spesso l’essere non c’è.

Amante della solitudine e della tenerezza,

senza nessuno che mi somigli,

cerco da sempre

un’anima che mi comprenda.

 

ATTRAVERSANDO IL SOLE

Da questo carcere,

chiuso dietro le sbarre,

vedo il sole uscire dai monti.

La sua luce m’abbaglia.

Continuo ad osservarlo

con l’anima aperta alla speranza

ed i miei occhi rimbalzano sul suo splendore

e vanno su te

che sei così tanto lontana

al di là della mia immaginazione.

Ti vedo riflessa nel sole in controluce.

E tu puoi guardare me.

Tu ed io alle due estremità d’una scia luminosa

che ci avvicina passo dopo passo

unendoci sempre più.

Ci veniamo incontro

percorrendo raggi di luce.

Ora tutti sono morti,

sono più vecchi

ma noi due siamo ancora insieme nell’aria

come bambini

attraversando il sole.

Ho cercato a lungo qualcosa che non c’è

bastava semplicemente che guardassi il sole.

Dalla sofferenza scaturisce il carburante per la rinascita!

Non occorre essere in carcere per sentirsi prigionieri

dentro di me mi sento adesso libero,

il male ha finito di avermi in pugno: è inefficace.

È l’ultimo atto del suo progetto diabolico.

Il demone ora trema ed è lui ad aver paura di me.

 

PREGHIERA D’UN’ANIMA IN PENA ALLA LUNA

Luna,

tu muta e bianca

sul destino degli umani

posi silente lo sguardo.

Solinga e distante,

sorella del buio e delle ombre,

non ti diletti e non piangi

ma taci,

osservi e sempre taci.

Eppure chi può dirmi se non tu sola

se è per natura perdente l’umana sorte

o se riposerà alfin ciascun mortale

e avran sollievo le sue notturne paure?

Vorrei chiederti o mia cara luna

a che serve vivere

e dove porta questo terreno viaggiare,

per cosa si arresteranno i battiti del mio cuore?

Ma tu mi appari misteriosa e vana

come lo è tutta l’esistenza umana

senza risposte, né certezze,

incurante della mia anima che anela, brama di sapere.

Io fragile essere, piccolo e limitato

tu immortale creatura d’uno sconfinato universo,

eppure quanta grandezza nell’umano spirito

nel desiderare l’infinito pur comprendendo la propria piccolezza!

Silenziosa luna presto dovrai andar via,

l’alba si sta svegliando,

la terrena notte illuminerai nuovamente alla fine del giorno

ma gli occhi del mortale uomo rivedranno ancora luce?

e le piante e gli animali tutti qual destino avranno?

Luna

musa ispiratrice di poeti e cantanti,

meta irraggiungibile di sogni lontani,

compagna notturna di viandanti e zingari,

lascia che io alzi lo sguardo fino a te,

ultima sconsolata preghiera d’un’anima in pena.

Tu luna vegli sopra uno strano mondo

fatto di pazzi.

Qui non c’è amore né comprensione

ed io non voglio più starci.

Un immenso buio

ha schiuso le ali sul mondo

e sul cuore degli uomini,

e questa notte sembra non aver mai fine.

Addio anche a te luna!

la mia solitudine è ormai segnata

in un presagio di morte

che prelude al pianto.

 

SOGNO

Io cerco

quel che non esiste

e che nel nulla svanisce

in un effimero sogno.

 

 

IL MISTERO

Rapito dal tuo vortice

sto scrutando il tuo cielo infinito,

volteggiando nel tuo vento impetuoso,

naufragando nel tuo mare in tempesta,

sprofondando nei tortuosi meandri della mia mente,

ma sto solo impazzendo

perdendomi in un labirinto enorme.

Scopro l’ignoranza della scienza.

Smarrisco la mia fede.

Rimango spaventosamente affascinato.

Sulla riva un bimbo col suo secchiello

vuol prendere un pò alla volta tutto il mare.

 

 

MORTE SOLITARIA IN UN CIMITERO DESERTO

Odore di morte, ricordi segnati da croci,

paura angosciosa, solitudine senza fine,

tristezza cupa, silenzio assopito,

pianti accorati, rosario di dolore.

Lumicini ardono, crisantemi ornano le tombe,

fotografie di gente che non è più,

ombre vaghe di cipressi,

aria che trema di fiamme e di preghiere,

io che diverrò cenere, sarò ombra di nulla,

niente rimarrà di me:

e quale conforto potrò avere,

perduto tra volti sbiaditi di fotografie d’epoca,

dagli occhi tristi dei posteri?

Una bimba inginocchiata su una tomba,

col cuoricino infranto e gli occhi che s’apron a stento,

unisce le sue labbra e per due volte le dischiude

supplica e singhiozza un nome santo,

il nome della sua mamma.

Un angelo sceso dal cielo

su lei schiude le ali,

e non visto,

nelle mani raccoglie quelle stille viventi per il suo Signore.

Io, smarrito, da solo,

come un uccellino spaurito,

vado per le vie di un cimitero deserto.

Con la mente nel buio

cerco la mia tomba.

Quì dentro tutti mi somigliano

loro morti davvero, io defunto dentro,

con i morti ci so stare.

Io muoio pian piano così

nel triste rosario delle cose che non han ritorno

ma tutto rimarrà com’era,

la mia vita è inutile,

nessuno mi ricorderà,

nessuno s’accorgerà che sono andato via.

Io solo nella vita,

io solo con la morte addosso.

Tomba abbandonata in un angolo oscuro,

faccia sbiadita dal pianto,

occhi già ciechi nel buio,

rughe sul mio viso ancora giovane.

Anima mia stanca, ricordi che non avuto mai,

sogni svaniti nel nulla, speranza affievolita dal tempo,

amore che non mi riscalda più, giovinezza che non è più mia,

morte che mi viaggia accanto.

Questo son io, altre parole non servono.

Eppure la voglia di gridare,

di ridere forte, di spaventare la morte,

c’è ancora dentro me.

Eppure sono figlio della luce, brillo sotto il sole,

ho ali per volare, un cuore per amare,

una mano tesa ancora c’è,

ma il mio sangue è fragile per vivere, troppo fragile!

getto via l’acqua pur assetato di vita

e chissà, forse qualcuno mi capirà,

mi darà il suo sorriso, mi salverà.

No, il buio, no!

Ma poi torno in grembo all’eterno destino.

Il tempo è crudele con me,

mi strappa via dalle cose che sentivo più mie.

La vita è una corsa inarrestabile,

gli anni scivoleranno su me ed io non potrò più fermarli,

so bene che soffrirò, invecchierò,

piangerò tanto, morirò.

Aspetterò in silenzio,

questo tempo nemico della bellezza sciuperà il mio corpo,

trascinerà via la mia ultima fiamma,

disperderà ogni mia speranza,

qualcun altro la raccoglierà.

Tutto fugge e va via veloce portando via anche me

ed io mi accorgo che non mi resta niente,

forse solo una lacrima perduta

in fondo al mio cuore,

forse solo il bene che ho dentro

che mi fa amare di più.

Ed io sto male

e piango in silenzio nel buio della notte,

nascondo nel pianto la mia poesia.

Signore,

ho un vuoto dentro

e in questo vuoto non ci sei tu,

dammi la forza di supplicarti ancora,

di chiederti amore.

Non desidero successi e ricchezze terrene, solo la tua presenza in me.

Le mie parole in una preghiera,

volano in cielo

e fanno piangere Dio.

Signore, ma come faccio ad essere così cieco

tu sei davanti a me

ed io continuo a dirti “non ti vedo”.

Ho perso tutto ma posso ricominciare con te ritrovando me stesso.

 

NULLA ETERNO

Non vi fate sedurre,

non esiste ritorno,

non c’è nulla dopo,

morrete come tutte le bestie

divorati da vermi.

 

 

COME IN UN INCUBO

 

Penso agli anni della mia giovinezza

che mi sono lasciato alle spalle

e, per nostalgia,

mi viene una gran voglia di piangere

e un terribile timore d’invecchiare e di morire.

Mi sento dentro

terribilmente solo e smarrito

con una forte e struggente

paura nell’anima,

come in un incubo

dal quale non posso svegliarmi o fuggire.

Qualcosa che non riesco a scacciare

mi opprime e tormenta

ma non so cosa sia

contro cosa combattere,

lentamente mi succhia l’energia.

Il tempo che mi rimane davanti,

oscuro e minaccioso,

è una clessidra di morte

che m’avvicina sempre più alla fine

inesorabilmente.

 

 

QUESTA VITA BREVE

Non camminare piano

quando puoi correre,

e non ti accontentare

se ti accorgi che puoi volare,

e non restare muto

quando puoi gridare.

Ascolta la voce della natura

e piangi quando hai voglia di farlo.

Vivi intensamente l’amore,

rincorri la tua felicità.

Apprezza il valore della salute,

ama chi ti sta vicino come se lo vedessi per l’ultima volta.

Non rimandare a domani quello che puoi fare ora,

non indugiare e non procurarti rimpianti,

questa vita è talmente breve ed imprevedibile,

la vecchiaia e la morte son sempre in agguato

come belve affamate, sbranandoti quando sei isolato.

 

SOLITUDINE E LIBERTÀ

Solitudine è libertà,

libertà è solitudine.

Voglio essere completamente solo

per sentirmi veramente libero.

 

 

 

PRIMAVERA

Petali di fiori,

ali di farfalle,

canti di uccelli,

profumi nell’aere.

Il sole che sorride,

il cielo che sta a guardare.

 

L’ARMONIA DEL CREATO

 

Da ogni notte buia

rinasce sempre il sole

così come dal bruco

fuoriesce ogni volta una crisalide.

E fra una stella lassù ed una lucciola quaggiù

nessuna distanza, la stessa luce.

Tra Dio e l’ultimo insetto creato

nessuna differenza, la stessa perfezione e l’identico amore.

Ogni cuore che palpita,

anche il più piccolo che esista nell’universo,

è un battito di vita e d’amore.

 

LUNGO LE STRADE DEL MONDO

Girando a lungo per le strade del mondo

ho incontrato tanta gente:

bianchi e neri, ricchi e poveri,

santi e carcerati.

Ho conosciuto servi e re,

cristiani e musulmani, suore e prostitute.

All’apparenza

mi sembravano diversi gli uni dagli altri

ma poi li ho visti piangere

tutti allo stesso modo.

Ho capito dentro di me

che esiste una sola razza: l’umanità,

un solo gesto: la solidarietà.

 

 

DOLCE SILENZIO

Dolce silenzio

cosa mi nascondi?

chi può dirmi se m’inganni?

se dolori e tempeste son prossimi?

e mentre io,

estasiato,

dalla dolce tua magia mi lascio rapire,

chissà quant’altra gente

soffre, si dispera, s’abbandona.

Dimmi o dolce silenzio

dov’è celata la chiave dell’umana esistenza?

Che sarà di me?

e fin quando goderti posso?

perché eterno peregrinar è questo nostro viver

e quel poco di pace che mi vuoi offrir

è gran gioia per me e di essa mi nutro

errando solitario per i campi

tra immote piante e assopite creature.

Dolce silenzio,

immenso tu sei

ed il mio esser fragile

dinanzi a te si perde sotto l’azzurro del cielo

come piccola cosa tra le innumerevoli cose,

come formica d’un enorme formicaio

persa tra tutte le altre.

O dolce e profondo silenzio

che all’eterno sonno somigli,

prendimi con te e invasami,

i miei tormenti assopisci,

e nel tuo languor pacato,

supino m’addormento in un dolcissimo morir,

forse senza mai più mirar

la viva luce del sole.

 

 

LA LEGGENDA DI CAMILLA

 

Chi di realtà si nutre

defunta ombra del nulla eterno è,

chi ai sogni crede,

la collera del tempo affamato

vincerà nei secoli.

Fra i castelli fatati dei mie sogni

Illa io ti sto inseguendo,

è la tua leggenda.

Gelosi folletti la raccontano in sogno.

 

Una notte di duemila anni or sono,

Camilla, una leggiadra ed esile ancella,

scrisse nel suo cuore:

“L’amor non vien da me, la fede stanca illusione,

la mia tenera età fior che appassisce,

ai sogni affido il mio avaro destino”.

Disperata ma senza lacrime,

corse verso quel dirupo che dominava quella valle

incantata da filtri magici, popolata da gnomi,

e da lassù altissima si gettò

gridando al vento prima di schiantarsi al suolo:

“Io vivo e vivrò per sempre”.

Sopra quella valle,

il tempo arrestò la sua corsa affannata

e, come per incanto, tutto restò immutato.

Ed ancor oggi, duemila anni dopo, il viandante solitario

che ignaro non conosce la storia di lei

ed attraversa quell’angusta e remota valle,

senza veder né capir nulla,

ode nel leggero mormorio del vento,

l’eco della voce del fantasma di lei

che ripete ancora:

“Io vivo e vivrò per sempre”.

 

Sì, nella mia fantasia,

tu Illa sei viva

e vivrai per sempre

con me.

 

 

IL VOLTO INQUIETANTE DEL MIO MALE

Vorrei svegliarmi da quest’incubo,

gettami acqua fresca in viso,

il ghiaccio mi assale,

scaldo le mani con un po’ di fiato.

Cerco in me una via d’uscita

ma non esiste fuga,

non c’è posto per nascondersi,

proteggermi non puoi.

Diverso da ogni altro,

nella terra di nessuno,

tutto intorno tace

in un silenzio irreale.

Guido senza meta,

faccio sesso senza amore,

riflesso in uno specchio

c’è un fantasma al posto mio.

E non trovo le parole

per spiegare ciò che ho,

ogni cosa intorno a me

appare sadica e crudele.

È inutile sforzarsi

di essere normale,

non posso fingere a me stesso

proprio non funziona mai.

Trascinato dentro un labirinto enorme

vedo stanze tutte uguali;

in ognuna di esse

mi attraggono piaceri sempre nuovi.

Sembrano dirmi:

“Entra da noi, esaudiremo qualunque desiderio

non importa che sia proibito

vedrai sarà bellissimo”.

Sbagliare è facile

se non sai più chi sei,

non ho saputo dire no,

mi sono perso in un vicolo cieco.

La strada ammaliante del piacere

mi viene incontro senza ostacoli,

preda inerme della concupiscenza

tocco il fondo pensando di raggiungere la cima.

Sono schiavo del mio istinto,

intrappolato nella mia angoscia,

c’è un’ombra che mi insegue,

dovunque vado non mi lascia mai.

In una danza infernale,

senza fermarsi mai,

girano intorno a me

fantasmi ed incubi.

Voglio scoprire la tua origine,

combattere ed annientare le tue tentazioni,

fino a giungere faccia a faccia

con il volto più inquietante del mio male.

Sì, scaverò nei miei profondi abissi

tirerò fuori il demone a cui appartengo,

a costo d’impazzire,

giuro io mi libererò.

La mia anima smarrita

ora sprofonda dove non c’è luce,

nuda nuota sott’acqua,

non riemerge più.

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COME SONO DENTROultima modifica: 2012-12-25T11:32:56+01:00da claudiocisc1
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